Spiritus loci è il titolo che ho scelto per la mia raccolta di canzoni , breve ‘’antologia ‘’ personale, una estrema sintesi della mia vena artistica mai espressa fin d’ora e gelosamente custodita nell’anima.
Luglio 2017
Trascorriamo una piacevole e inaspettata giornata ad Acerenza, a dire il vero propongo a mia moglie Rosanna ( nata in Lucania ) e mia figlia Dominika, di andare a vedere il busto dell’imperatore Giuliano, meglio conosciuto come l’Apostata.
Sono abituate alle mie “ scorribande’’ quindi, con qualche protesta di Dominika che preferirebbe andare al mare con i cugini, partiamo!
Si arriva nella cittadina nell’ ora panica ( le 12 quando il sole è allo zenit, dopo, lentamente, incomincia a tramontare ) ; visitiamo la maestosa Cattedrale, ma il Castello e Museo Diocesano dove è custodito il busto di Giuliano aprirà nel pomeriggio. Nel mentre si passeggia per il Borgo Medievale affidandoci al caso, rapiti dalla tranquillità e dal silenzio così rari da trovare in una città come Roma, dove viviamo.
Ci imbattiamo negli uffici della Pro-Loco, si è tutti più cortesi là dove si vive a misura d’uomo. Visitiamo, con un ferrato studente che fa da guida, una piccola casa museo contadina: gli utensili da lavoro e l’arredamento del tempo perfettamente conservati! … è inevitabile che riaffiorino ricordi dal passato … è forse cominciato il nostro personale cammino verso lo spirito dei luoghi dove le nostre anime, ancora avvinghiate, hanno già dimorato?
A pochi passi da dove il tempo sembrava essersi fermato ci attende l’Auditorium, le porte sono aperte, leggo (incuriosito come al solito dalla musica suonata, ma anche raccontata): – Maestro Rocco Cristiano compositore e direttore d’orchestra, una sua opera è la marcia sinfonica Acheruntia…- entro nella platea, mia moglie e Dominika mi hanno preceduto, conversano con altre persone, ci presentiamo.
Resto per un attimo sorpreso, c’è il Sindaco, il Direttore della Banda Comunale e Donato Pepe fondatore e curatore della casa editrice Telemaco, si comincia a discorrere, spiego agli astanti che siamo giunti fin qui per ammirare l’unico busto esistente di Giuliano (che non tutti gli studiosi concordano lo rappresenti), uomo erudito e Pagano, forse l’ultimo Imperatore ad opporsi all’ascesa del Cristianesimo che si appresta ad evangelizzare Roma, che non troppo lontano nel tempo non sarà più Imperiale.
Si continua a svelare Acerenza parlando con Donato dell’arte e del suo significato e la difficoltà di accedervi, ho come l’impressione di non essere più un semplice viandante.
Donato è sinceramente ispirato, il Tempo scorre con pacatezza, siamo felicemente travolti dall’Essenza del luogo, dalla sua arte e dalla sua cultura, il piacere di condividere ciò che ci rende uomini pensanti sempre in cerca di qualcosa.
Poi improvvisa la citazione di Donato: << Spiritus Loci >>.
Le mie canzoni parlano di me, della mia vita….. come tante altre, ma pur sempre unica, vissuta a Roma, dove il mio spirito continua a camminare assieme a tutti gli altri che non ci sono più ma dei quali forse senza esserne consapevole, percepisco la voce.
Grazie Acerenza per avermi accolto e “Donato’’ (perdonatemi lo scontato gioco di parole) infinita bellezza da cui ho tratto il titolo della raccolta delle mie amate composizioni.
Emiliano Negro
L’acqua del fiume é fredda e scura. Non ha la leggerezza dell’amore. Non ha la vitalità della luce. Il fiume scorre verso il basso, e trascina tutto verso il nulla.
Se caschi nell’acqua, fredda e scura, é la fine. A meno che non emerga dal nulla tua madre e ti riconduca verso il calore del focolare, da tuo padre, nel caldo e accogliente seno della polis.
Ma non c’é più amore nelle case abbandonate della periferia romana, quelle case con il bagno fuori. non hanno più luce dietro le finestre. Da lontano come occhiaie incavate e senza vita, quelle finestre fanno paura. Evocano la solitudine come un buco nero senza fondo.
L’acqua scorre senza far rumore. Poi il lamento di un gatto ti richiama ad un lacerto di vita. Ѐ come un ramo alla deriva al quale magari vorresti aggrapparti. Ma che senso ha aggrapparsi, quel lamento da fastidio, quasi quasi gli butto un osso, quello che resta di me mentre me ne vado a fondo. Ma quello, il gatto, irritato da un dono sgradito, reagisce: “Che ne faccio del tuo osso, mica sono un cane, sai non ti invidio, uomo. Tieniti pure la tua civiltà e la tua polis.
Quella di Emiliano non é musica leggera. I testi in romanesco seguono la scia della poesia sociale di Trilussa, Belli, Pascarella, Procacchia. La musica asseconda il ritmo del verso, fascia ed esalta le emozioni, non é puro rumore, o forse sì, é rumore delicato come il respiro, il battito del cuore, il pianto represso, e talvolta forte come lo sciabordare delle acque del mare, é il suono dell’anima, l’anima dei luoghi.