“Parole liete, nate nella notte a dare luce all’anima“. (da “Prima erano le cose”. Domenico Gilio)
Desidero ringraziare sentitamente Telemaco Edizioni che, volendo pubblicare alcune opere grafiche di mio padre su questa pregevolissima raccolta di poesie di Domenico Gilio, mi offre l’occasione per rinsaldare un sentimento molto caro alla mia famiglia: l’amore per la terra di Basilicata.
Acerenza, città natale del poeta, ha spinto mio padre a compiere studi di approfondimento che lo hanno poi portato a scrivere un saggio storico dedicato proprio ad Acerenza-Città Cattedrale. Ecco, direi che questo riassuma un po’ il senso del grande legame che Alfredo Borghini ha sempre avuto nei confronti di questa terra.
Proverò, senza grandi pretese, a interpretare quanto mio padre Alfredo avrebbe voluto esprimere leggendo questo corpus di poesie, frutto di un interessante progetto editoriale curato dal Dottor Pepe.
L’attività svolta da Alfredo Borghini in Basilicata è stata costantemente accompagnata, orientata e caratterizzata da un sentimento che si potrebbe sintetizzare con un solo termine: Passione.
E’ grazie al suo incarico di lavoro presso la Soprintendenza ai Monumenti della Basilicata, con incarichi nel campo del restauro monumentale e della tutela ambientale, che mio padre ha iniziato a scoprire, conoscere, studiare ed amare questo territorio. In particolare era il fascino di questa terra e della sua storia, tramandata anche oralmente dai racconti dell’uomo della strada o dal fattore che incontrava durante le sue missioni di servizio, a conquistare mio padre. Ad ogni svolta di strada questo straordinario paesaggio esibiva inattesi castelli, borghi arroccati sui monti e suscitava stupore fino a diventare una vera e propria passione.
Tra i tanti incontri avuti, anche a motivo della sua attività, papà è stato sicuramente arricchito, dal punto di vista umano, non meno che sotto il profilo culturale, dall’incontro con l’amico Donato: persona, questa, ricordata sempre con particolare affetto e stima da mio padre, anche dopo il suo trasferimento a Roma; un incontro che ha saputo quindi mantenersi inalterato, oltrepassando distanze spaziali e temporali.
In effetti, mio padre ha sempre ammirato la straordinaria dimensione umana e la profonda sensibilità, celate dietro un’apparente iniziale diffidenza, tipiche dell’uomo lucano. Questi gli ingredienti che lo hanno ispirato, portandolo a trasferire nei suoi disegni e nei suoi saggi la grande passione per la Basilicata.
“La Cetonia sul cardo” nella seconda edizione, in omaggio ad Acerenza, dà voce lirica alle emozioni vissute da mio padre e mantiene vive le tradizioni lucane. Ciò arricchisce di valore il progetto editoriale dell’editore e del poeta.
Mi auguro che questo libro trovi spazio nelle scuole e il riconoscimento per la formazione dei giovani, che sono il nostro patrimonio più importante. Pepe e Borghini ne hanno dato diverse volte testimonianza, sollecitando la curiosità dei giovani, quali primi interlocutori e destinatari del sapere storico non fine a se stesso; bensì, orientato alla riscoperta del valore identitario della loro Regione. Come lo stesso Domenico Gilio ci invita a fare, essendo stato persona di scuola e pedagogista. Solo grazie a una particolare attenzione rivolta ai giovani è possibile guardare con rinnovata speranza al futuro.
All’autore del libro va la mia più sincera gratitudine per il profumo che esala da ogni strofa di queste poesie; profumo evocativo di un vissuto, misto di sacro e di natura, che la Basilicata generosamente offre a chi lo sa cogliere.
Roma, 5 marzo 2018 Manuela Borghini
La poesia di Domenico Gilio affonda le sue radici nell’humus più profondo dello spirito.
La sua terra chiuse in un abbraccio fecondo il Mediterraneo. Sulle sponde di questo mare le sirene dal ventre fecondo cantarono amore.
E fu nuovo stupore.
Le rose ebbero l’anima, oltre
il breve clamore dei petali:
si rivestì l’aurora di bellezza,
bene supremo,
che ogni sposa rivive
nel baleno di un giorno incancellabile.
Questa meravigliosa storia il padre poeta sussurra a sua figlia Maria Rosaria per dare luce alla sua anima.
Questa meravigliosa storia Manuela sussurra a suo padre, ammalato, perché le Muse del cuore non smettano il canto e perché le rondini non vadano via.
Sì certo, la sofferenza fa parte del mistero della vita “a rinnovare d’allegrezza i giorni”.
In questo progetto editoriale abbiamo d’intesa con l’autore tentato una reciproca fecondazione tra l’arte figurativa (impronta delle cose che erano prima) e la parola, voce e luce dell’anima, perché le rondini non vadano via e domani ci sia un altro abbraccio “a rinnovare d’allegrezza i giorni giacché al di là delle apparenze ogni giorno non muore nel buio della notte ma migra, come le rondini, incancellabile negli immensi spazi di luce dell’Universo.