L’iconografia della Cripta della Cattedrale di Acerenza si presta per un’approfondita meditazione cristologica ricordando che la Sacra Scrittura propone Cristo come il nuovo Adamo e quindi come riferimento paradigmatico di una corretta antropologia di ispirazione cristiana. Dopo l’ampio saggio del dott. Nicola Partipilo sulla imago pietatis propongo un ampio dibattito su questa immagine.
“Portami tu la pianta che conduce / dove sorgono bionde trasparenze / e vapora la vita quale essenza; /portami il girasole impazzito di luce”.
Questi versi di Eugenio Montale si rifanno al mito di Clizia che innamorata di Apollo viene trasformata in Girasole. Qualcuno considera i miti come tracce mnestiche di una antropologia ancestrale che si esprime prevalentemente attraverso simboli il più delle volte di derivazione naturalistica.
Questa immagine sollecita alcune interessanti questioni:
Cosa voleva rappresentare l’artista?
Può essere soltanto una citazione mitologica.
Che ruolo hanno i miti nella visione cristiana del mondo?
Fino a che punto una icona cinquecentesca può parlare all’uomo d’oggi?