Il Cristo in acanto
ovvero
Il Salvator mundi della Cripta di Acerenza
Su un plinto di una colonna della Cripta cinquecentesca della Cattedrale di Acerenza è possibile osservare un bassorilievo a tema cristologico che si dimostra particolarmente interessante sul piano compositivo, per le caratteristiche iconografiche. (Fig. 1)
È noto che la Cripta rappresenta il cenotafio cinquecentesco della Famiglia Ferrillo, finito di costruire nel 1524, (1) voluto da Giacomo Alfonso Ferrillo, figlio di Matteo Ferrillo, nobile napoletano e barone di Muro, che aveva acquistato nel 1479 Acerenza e Genzano. È interessante sapere che Matteo è un nobile umanista, appassionato d’arte e soprattutto collezionista di antichità.
Sposa una principessa di origine slava, Maria Balsa, che si dice condivide gli interessi culturali del marito.
E come suggerisce un articolo di Luoghi e Storie del Sud, pubblicato nel 18 marzo 2015, “La cripta è una testimonianza non solo della religiosità del committente ma anche della sua adesione a un gusto estetico classicista e antichizzante quale si desume dal reimpiego di materiali e marmi pregiati che è cifra significativa della stilistica rinascimentale.” (2)
La decorazione globale della Cripta è tale, che si presta ad una ricerca approfondita sui simboli delle opere d’arte contenute, chissà che, proprio considerando le personalità dei proprietari, non sia possibile identificare lo sviluppo di uno o più temi in un unico discorso.
Descrizione del bassorilievo: l’Immagine di Cristo
Il fulcro tematico è un Cristo benedicente a mezza figura, come sospeso: evoca l’Imago Pietatis presente su un plinto di un’altra colonna della stessa Cripta, (3) o uno dei tanti Ecce Homo dell’iconografia religiosa cristologica.
La figura è posta su un cespo di 6 foglie molto stilizzate. Sulla base delle foglie è stesa una specie di cordone che avvolge l’intera figura trasversalmente, fino ai fianchi.
Il Corpo non presenta segni particolari e soprattutto all’emitorace dx non è presente una ferita che potrebbe evocare il colpo di lancia della Crocifissione, per quanto anatomicamente l’emitorace dx è praticamente ridotto di dimensioni quasi per l’espansione dell’addome: rimane un punto critico sul piano tecnico.
Il Cristo ha gli occhi chiusi, appare sereno, come dormiente, ma in realtà è difficile dire se è un problema di essenzialità grafica, considerando che anche le quattro faccine appaiono con occhi chiusi.
La chioma dei capelli ha un accenno di divisione centrale sulla fronte, con ciocche fluenti fin sulle spalle bilateralmente, molto poco elaborate. Anche la barba, divisa in due, appare poco elaborata. Sono presenti i baffi spioventi.
Il capo è in posizione eretta e classicamente ornato da un’aureola su cui si notano i tre bracci espansi di una croce. Qui di seguito sono stati accostati i Volti delle due Immagini di Cristo della Cripta per un confronto immediato.
La qualità del prodotto sul piano artistico non permette di valutare la guancia sx e i segni del braccio dx.
La mano dx benedicente evoca classicamente la forma “greca”, per il pollice piegato verso le ultime due dita, flesse anch’esse, mentre la mano sx sorregge un globo con Croce scolpita sulla superficie.
Descrizione del bassorilievo: le 4 faccine.
Un’altra caratteristica iconografica sono le 4 faccine disposte in 2 coppie ai bordi superiore ed inferiore del bassorilievo, ornate da una corolla di petali di diverso numero: 8 per la faccina dx superiore e 9 nella controlaterale, mentre sono 8 per le due faccine inferiori.
Ciascun volto dà la sensazione di una certa giovialità anche per la presenza della ricchezza della corolla. La chioma pettinata in ciocche piatte sovrapposte a tegole. Nell’insieme, la presenza delle faccine pervade praticamente quasi l’intero spazio non occupato dal Cristo, e si conferma la piacevolezza e la freschezza del quadro iconografico.
Interpretazione di alcuni particolari: la figura di Cristo
Lo sguardo dell’osservatore si posa immediatamente sulla dolcezza del viso di Cristo, tema a cui lo scultore fortunatamente ha prestato più attenzione.
E questo particolare del Viso con gli occhi chiusi (non c’è un benché minimo segno di scalpello che lasci pensare ad occhi socchiusi o aperti incompleti) potrebbe essere interpretato come iniziale adesione allo schema dell’ Imago Pietatis della Cripta.
Anche il resto dei particolari evoca l’Immagine della Pietà con gli occhi chiusi, la serenità del viso, come di dormiente, la chioma dei capelli con ciocche fluenti fin sulle spalle bilateralmente, la barba divisa in due e sopra i baffi – certo obbedendo ai canoni dell’Icona del Viso di Cristo -, la posizione eretta del capo ornato da un’aureola.
Tuttavia diversi altri elementi costituiscono la base per una totale differenziazione del Cristo dall’Imago Pietatis, in un discorso che si annuncia veramente interessante per la significanza dell’iconografia globale.
E il primo particolare che balza agli occhi è la decorazione fogliare in cui Cristo è collocato, che non può che essere un cespo di foglie di acanto, di cui riportiamo, per confronto, delle foto reali, una foglia e la pianta in fioritura. (fig. 3 e fig. 4). Ma per poter comprendere il senso del cespo di acanto bisogna rifarsi a qualche cenno di cultura della decorazione con l’acanto.
L’acanto nell’arte decorativa.
Nell’iconografia religiosa il motivo della decorazione con la pianta dell’acanto nasce da lontano: appare in epoca classica sui capitelli greci, quando l’artista, di fronte al tema della vita e della morte, ha voluto esprimere la tensione delle umane cose verso l’eternità, scolpendone i suoi tralci e le foglie sui capitelli corinzi dei templi, fra cielo e terra.
Nell’arte greca il motivo dell’acanto è già nel corredo funerario di Filippo II della Macedonia (350-352 a.C.), nella scultura dell’Ara di Pergamo (166 -156 a.C.), nella decorazione della ceramica greca del IV secolo a. C., associato ad una divinità della fecondità in Italia Meridionale. (4)
Sono stati alcuni suoi caratteri a focalizzare l’attenzione dell’artista sulla pianta, generalmente nella forma mollis: meno spinosa delle altre due (lo spinosus e spinosissimus) bene si presta con la ridondanza delle foglie, all’atto decorativo.
Si tratta di una pianta perenne, resistente alle avversità ambientali, robusta nello sviluppo, tutti caratteri che hanno contribuito nell’antichità ad attribuirle la valenza simbolica di eternità attraverso la forza generatrice e ri-generatrice nella Natura, nella perenne rinascita del nuovo dall’antico.
L’iconografia romana ha ereditato la simbologia floreale greca: pensiamo alla grande decorazione dell’Ara Pacis del 9 a.c. (5), come si mostra nel Lupercale (fig. 5), un particolare dedicato alla nascita di Roma. (6)
È stata poi assunta dall’iconografia cristiana, che per il potente valore simbolico della pianta dura a morire, forte, spinosa come l’esistenza che tende ai valori supremi della fede, ne ha fatto ampio uso didascalico nelle decorazioni più diverse, sostituendo nel cespo di acanto il Segno del Motore Principale: non più la Natura pagana, ma Cristo e la Sua Croce. Basti qui ricordare il mosaico dell’abside di San Clemente a Roma (XI sec.) (fig. 6) con il Crocifisso che si erge dal cespo di Acanto. (7)
Così troviamo l’acanto nella decorazione dei capitelli romanici, ed un esempio pure interessante per un confronto diagnostico è il capitello della Chiesa della Pieve romanica di San Lorenzo in Montiglio (AT) (fig. 7) (8),
È possibile poi rintracciarla molto stilizzata nelle decorazioni di portali, come in quello del Portale della Cattedrale di Acerenza, dove si presta alla formazione di girali abitati nella fig. 8,
Infine troviamo la pianta di acanto in perpetua rigenerazione, nelle esuberanti decorazioni delle Vesti dei Santi (fig. 9) (9) ed esplosa nelle decorazioni degli altari nel ‘600 e ‘700.
I principi di lettura della decorazione di acanto.
In parte si è già indicato il senso della collocazione dell’Immagine del Cristo nel cespo di acanto, quando si è accennato al transito dall’iconografia pagana a quella cristiana. Ora qui di seguito si indicano i principi dell’ interpretazione della decorazione di acanto: la loro conoscenza può essere utile al lettore per la comprensione dei suoi messaggi, in qualsiasi collocazione sia posta:
si deve ricercare una Forma Centrale, posta generalmente alla base della struttura decorata, formata da un cespo di foglie d’acanto o qualcosa che possa sostituirla simbolicamente;
in esso si erge dal centro il Centro Motore: potrà essere un Calice, un Crocifisso, o qualsiasi altro segno o simbolo che dia la ragione dello sviluppo di una decorazione vegeto-floreale particolare per il suo valore simbolico;
da questo Centro Motore fiorisce la pianta sviluppando una trama di tralci, di volute, di spirali e di foglie, estendendosi alla periferia, bilateralmente e simmetricamente, modalità importantissima;
nello sviluppo la pianta potrà dare origine ad altri fiori, in un rito di trasformazione perenne, fiore da fiore, pianta da pianta, generalmente a valenza simbolica;
in alcuni altri casi, le volute di acanto sosterranno figure e simboli commessi con la tematica principale.
Va aggiunto che i molti casi la Forma Centrale e il Centro Motore coincidono, aumentando il valore simbolico iconografico e didascalico della composizione.
Grazie all’articolazione dello sviluppo della pianta in volute, spirali e girali, tutte le composizioni contengono messaggi di un linguaggio che va decifrato, e che ora purtroppo il più delle volte rimane incompreso.
Come esercizio si provi a guardare la decorazione della veste di una classica Addolorata della cultura iconografica meridionale, della Veste di gala di Maria SS. Addolorata di Carbonara di Bari (fig. 9), per la quale in conclusione si è scritto:“ Lo spazio della Veste è permeata dalla vitalità dorata di una trama che sa di ‘giardino in fiore’. Ed è qui già il primo forte e denso messaggio: per la Sacra Immagine in questione (la Madre di Dio), si parlerà per forza di dolore, ma la gioia della fioritura è già contestuale al dolore stesso: il dolore di Maria è già gioia, per sua natura.”, porta alla Risurrezione. (10)
Il Cristo Salvator mundi in acanto della Cripta di Acerenza.
Anche per questo bassorilievo la ricerca iconografia non ha portato a nessuna immagine accostabile. Ancora una volta una decorazione artisticamente semplice per il livello tecnico, esprime un concetto forte attraverso l’assemblaggio di simboli di tradizione dell’arte sacra classica.
Infatti in questa rappresentazione iconica non mancano i cenni alla Passione di Cristo: gli occhi chiusi come nell’Imago Pietatis – la cui compresenza in cripta non va sottovalutata ai fini di un discorso unico da rintracciare ancora -, il cespo di acanto, dove Cristo è Centro Motore, centro vivo di un’azione la cui finalità va ricercata negli altri particolari.
La mano benedicente “alla greca” del Cristo in acanto.
La conformazione grafica della mano del Cristo in acanto, parla chiaro: per il pollice piegato sul palmo della mano, in direzione delle ultime due dita flesse, la mano del Cristo acheruntino evoca la mano ‘benedicente alla greca’, ben diversa dalla ‘latina’, avvicinandosi alla forma della mano del Pantocratore del Duomo di Monreale (Sicilia) (fig. 10).
Quindi il particolare della mano già qualifica il Cristo in acanto in una variante di Cristo che evoca il Pantocratore orientale, nella cui composizione delle dita sono rappresentate di volta in volta, secondo gli autori, le lettere del monogramma “IC XC”, forma abbreviata di Iesus (IC) Christos (XC), o le due Nature di Cristo associata al simbolo della Trinità di Dio. (11, 12)
Il globo crucifero
C’è poi un altro particolare che coglie l’attenzione dell’osservatore, il globo sostenuto dalla mano sx. Dovrebbe essere indicato come crucifero (globus crucifer in latino), titolo riservato generalmente al globo che porta sulla sua cima una croce: in questo caso la Croce è scolpita sulla superficie.
Il suo significato simbolico, che riviene dall’iconografia regale – usato soprattutto nel Medioevo da imperatori e re sulle monete, nell’iconografia e nelle insegne – è un richiamo alla potenza creatrice e di sostegno della divinità alla terra. (13)
Ma se si vuole accostare comunque l’immagine acheruntina ad una tematica formale, va fatto riferimento all’Immagine del Salvatore Benedicente di Carlo Crivelli, datato al 1471 circa (fig. 11), anche per l’atteggiamento della mano. (14)
Un’altra immagine del Salvator Mundi è quello attribuito a Leonardo da Vinci e dipinto tra 1490 –1519 circa (fig. 12), ora in una collezione privata ad Abu Dhabi. E ancora più interessante è rilevare l’esistenza di un altro dipinto con lo stesso tema, il Salvator Mundi della Cappella Muscettola di San Domenico Maggiore di Napoli, individuato da Nicola Barbatelli, direttore di un museo lucano (fig. 13). (15)
Va comunque osservato che le figure di Cristo Salvator Mundi benedicono “alla latina”, quindi un altro particolare che entra a far parte della già ricca serie di dissonanze artistiche programmate dall’autore acheruntino come scelta culturale e non dispersione di contenuti simbolici scelti a caso.
Le 4 testine.
Nel breve paragrafo per la descrizione dei particolari, si è usato il termine “faccine” per indicare le formazione di 4 fiori antropomorfizzati. Qui il termine “testine” ci è parso il più idoneo ad evocare le piccole formazioni scultoree che decorano la base di due delle colonne della Cripta dei Ferrillo, indicate proprio come “testine” dall’autore che le studiate ed interpretate, il dr. A. Schiavone, come “suggestioni neoteniche in Acerenza”. (fig. 14 ). (16)
Una prima riflessione va fatta sulla collocazione di queste 4 testine. Sono disposte nei quattro angoli della lastra di pietra del bassorilievo, quindi di una formazione geometrica rettangolare, con il lato breve come base. C’è da pensare che la forma geometrica è condizionata da quelle del plinto su cui è posta, entrando ancora la composizione iconografica in dissonanza con la tradizione, dove gli angoli occupati da immagini, sono di un quadrato, forma simbolicamente valida rispetto al rettangolo sul piano simbolico. Questo non toglie la possibilità di un’interpretazione tesa ad una indicazione dei punti cardinali in senso biblico, metaforico (17), per indicare gli angoli della terra o dell’universo. In questo senso la composizione iconografica evocherebbe la diffusione universale dell’azione della presenza e della mano del Cristo. Ma nello stesso tempo il quattro rappresenta le fondamenta di una costruzione, rappresentando quindi solidità e certezza .
Il significato simbolico delle 4 testine.
Non è facile individuare il senso di questa decorazione: la presenza dei petali non lascia dubbi, sono fiori, ma difficile è sospettarne l’identità botanica, non essendoci il benché minimo cenno ala forma reale. Si potranno formulare al limite delle ipotesi, considerando il contesto iconografico che deve partire necessariamente dal significato da attribuire all’immagine di Cristo, Centro Motore e di riferimeno.
Se n’è dato qualche cenno in precedenza, qui il discorso deve essere completato considerando la possibilità di un’evoluzione dell’Imago Pietatis: il Cristo qui è in piena Risurrezione, è vivo e presente, immerso e sorgente dall’acanto, simbolo eterno della sofferenza della Passione. Ma l’acanto è anche simbolo di una rinascita, ed allora il quadro globale è del Salvator mundi, Cristo Eterna Primavera, che avviatasi con la Risurrezione, è alla base di un nuovo rapporto di stabilità fra Uomo e Divinità.
Il tema di Cristo Primavera dell’Umanità è stato affrontato già nella letteratura e nell’arte sacra. Si pensi al testo dell’Omelia sul Natale del Signor nostro Gesù Cristo dello Pseudo-Crisostomo, composta prima della metà del V secolo:
” Suvvia dunque, poiché pure a noi dalle viscere verginali spuntò il Cristo, celeste primavera, e dissipò le fredde e procellose nebbie del diavolo e coi suoi raggi divini risvegliò dal fumo dell’ignoranza i cuori addormentati degli uomini, eccitiamo la nostra mente verso la celeste e beata gloria. Ma mi trattiene il corso della lingua la generazione di Cristo, folgorante di divinità, e a sé m’attrae. Ogni qualvolta, infatti, mi riconduce alla vista il bimbo nato dalla Vergine, e la Vergine senza uomo, che pure dopo il parto è vergine, io investigo l’evento, ma non trovandone il modo, sigillo il fatto con la fede. [.]” (18)
Nell’arte la tematica è rappresentata con qualche particolare che deve essere notato. Un esempio è nel Noli me tangere del Beato Angelico ( c.1399-1455) di San Marco, in Firenze (fig. 15) (19): si osservi come il suolo in prossimità del Sepolcro, che ricorda la morte, la vegetazione scarseggia, per diventare più ricca sotto i piedi del Cristo.
E proprio sulla composizione floreale si è soffermato l’attenzione acuta di uno studioso e filosofo francese, G. Didi-Huberman, che ha notato come i fiori siano disposti a gruppi di cinque, proprio come le stimmate, meccanismo che l’autore definisce “slittamento del segno iconico” E bellissime sono le sue conclusioni sul piano dei messaggi:” Posso senz’altro affermare che le stimmate di Cristo, secondo il Beato Angelico, sono i fiori del suo corpo [.], Cristo è qui rappresentato nell’atto emblematico di “seminare” le Sue Stimmate nel giardino del mondo terreno.” (20)
Un altro esempio è la possente Resurrezione di Cristo di Piero della Francesca, affresco del 1459-65, conservato nel Museo Civico di Palazzo dei Conservatori, a Borgo Sansepolcro (AR): in questo capolavoro si osserva l’albero spoglio a dx e l’albero verde a sx ( rappresentano rispettivamente l’Ebraismo e il Cristianesimo ?). (fig. 16) (21)
Alcuni autori, come C. De Tolnay, storico dell’arte ungherese (1899 – 1981), espressamente sostengono “la tesi della rigenerazione cosmica in Cristo quale allusione al ciclico ripetersi della stagione primaverile [.]”, tesi riproposta da A. M. Maetzke, anch’essa esperta d’arte sacra, che parla di ” [.] un’allusione alla capacità della natura di rinascere ogni anno in primavera.” (22), a conferma di quanto osservato sul senso simbolico della decorazione con l’acanto.
Tanto è sufficiente per concludere che nel contesto del bassorilievo del Cristo Salvator Mundi di Acerenza, le testine possono essere considerate espressione di una evoluzione delle testine delle colonne: senza la primavera escatologica di Cristo, sono destinate a rimanere nella profondità circolare del loro stadio di animalità.
I fiori antropomorfi: girasoli, clematide o solo fiori simbolici?
La risposta non è semplice non essendo semplice una corrispondenza fra immagini botaniche e iconografiche. Possono essere semplici figure botaniche di fiori con carattere di simboli generici di primavera e luminosità, pur tuttavia un tentativo di dare un’identità alle figure va fatto, sia perché altre forme vegetali sono individuabili nelle decorazioni del Portale, sia perché si potrebbero cogliere altre sfumature simboliche. Va comunque precisato che in entrambi i casi la valenza simbolica è positiva e si adatta a qualsiasi discorso escatologico venga proposto.
La clematide. Come si può osservare nella fig. 17 (23), il fiore presenta una certa concordanza di numero, forma e dimensioni dei petali, rispetto ai fiori del bassorilievo.
Dal Cattabiani, un’autorità in temi di simbologia floreale, si apprende come il fiore gli è apparso “un’epifania di luce”. Fiore spontaneo, cresce su muretti di campagna, di fattorie, nei prati incolti. Nel medioevo la clematide era chiamata “gioia del viandante” perché con la sua forma ed i suoi colori rallegrava i sentieri percorsi dalla gente. Sul piano simbolico evoca l’intelligenza, ed è portatore di messaggi beneauguranti. Per questo, sempre nel medioevo, i contadini ne tagliavano i getti per distribuirli lungo i bordi dei campi, per ottenere raccolti più abbondanti. (24) Il messaggio possibile è anche quello di “Cristo guida del fedele nel suo viaggio di santità.”
Il girasole.. Molto più suggestiva sul piano metaforico è l’ipotesi che le testine rappresentino dei girasoli (fig. 18) (25). Un limite nel porre questa ipotesi è l’epoca di comparsa del fiore in Europa ad opera dei conquistadores spagnoli nella prima decade del 1500, quindi troppo a ridosso della data del completamento della Cripta, 1524. (26)
Un altro limite può essere una povertà di iconografia specifica se si esclude qualche reperto settecentsco, come il Tabernacolo in legno dell’Altare del Cappellone del Crocefisso della Chiesa di S. Maria degli Angeli di Cassano Murge (Ba),
Il significato simbolico dunque del girasole nasce interamente dalle sue caratteristiche morfologiche, dal suo portamento e dal suo comportamento di fronte alla luce del sole, l’eliotropismo. È dunque un fiore interamente solare, un fiore che irradia subito gioia in chi lo guarda. Non ultimo, i girasoli in massa, ritti ed ordinati, tutti rivolti nella stessa direzione, evocano un senso di ordine e di pace, (fig. 19) (27), mentre in senso iconografico richiamano le immagini di Beati, di Santi, di Angeli tutti rivolti verso Dio. (fig.20) (28).
Per le sue caratteristiche botaniche specie per l’eliotropismo, il tema più suggestivo sul piano escatologico è lì dove il Cristo è identificato con la Primavera ed è Egli stesso Luce.
Vale comunque la pena sottolineare che, al di là di ogni identità botanica, è il senso generale della composizione che parla da sé: di fiori di luce, di infinito, che ipoteticamente possono sprigionarsi anche dalla figura centrale del Cristo, come scintille.
La ricerca nelle Scritture
È evidente che nell’iconografia del bassorilievo del Cristo Salvator Mundi in esame sono toccati diversi temi essenziali per la dottrina cristiana. È fatto attraverso un libero e dosato accostamento di simboli di tradizione: Cristo Primavera di Luce con l’acanto e i fiori antropomorfizzati, la Sua Regalità espressa con la mano benedicente alla greca e il globo crucifero, la sofferenza nella Passione attraverso la collocazione nel cespo di acanto, unica nel suo genere.
Questi stessi temi sono riproposti dalla ricca salmodia ed innologia cristiana, di cui qui riportiamo i passi più più significativi.
I temi del bassorilievo e il Libro di Isaia. Del Libro di Isaia, in cui si trovano i riferimenti profetici alla venuta di Cristo, riportiamo solo versi del Cap. 9, che propongono il tema della Luce e della Sovranità.
[1]Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
[.]
[5]Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
[6]grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
I temi del bassorilievo e i Salmi. I Salmi sono ricchi di riferimenti alle stesse tematiche, che possiamo dire di riferimento in ambito teologico. Per esempio, il tema della Luce ritorna nel Salmo 104, dove lo troviamo accostato al tema del sostentamento del popolo:
1 Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
2 avvolto di luce come di un manto,
[.]
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
[.]
10 Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti,
[.]
13 Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
14 Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra,
15 vino che allieta il cuore dell’uomo,
olio che fa brillare il suo volto
e pane che sostiene il suo cuore.
Ancora nel Salmo 145 ritroviamo insieme i temi delle Lodi, della Gloria, della Luce, della Regalità e dell’Eternità.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
2 Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
[.]
5 Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.
[.]
11 Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,
12 per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
13 Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
I temi del bassorilievo e l’Innologia della Chiesa Cattolica. Gli inni non potevano non interessarsi dei temi cristologici. Un esempio è nell’inno Le voci dei profeti:
[.]
Ecco una luce nuova
s’accende nel mattino,
una voce risuona:
viene il re della gloria.
[.]
Or sul nostro cammino
la sua luce risplende:
Gesù, sole di grazia,
ci chiama a vita nuova.
Conclusioni.
La lettura del Cristo Salvator Mundi, specie se accostata all’analisi dell’Imago Pietatis, permette di concludere già che la Cripta della Cattedrale di Acerenza è una lucida testimonianza sia della fede che della cultura della Committenza che l’ha voluta.
Siamo nel ‘500, la ragione ha voglia di capire, di rivisitare l’antico per riproporlo e ricombinarlo in e per un’ iconografia sincretica in tema di arte sacra, che rappresenti le eterne aspirazioni escatologiche dell’uomo, senza rinunciare all’antico classico, che rimane storia dell’uomo. Ed è in questo spirito che, senza lasciarsi alle spalle altre conclusioni possibili man mano che si scopre il resto del linguaggio artistico della Cripta, si può tentare di comporre una piccola doxologia, chissà che non sia quella voluta dai Ferrillo.
“A Te, o Cristo,
Re dei re per la sofferenza del Sacrificio della Tua Passione,
Luce di Resurrezione, di Giustizia e d’Amore che illumina ogni angolo dell’Universo,
Primo Motore del nuovo Giardino e grande Albero della Vita,
noi veniamo.
Note bibliografiche
1.Teodosio Di Capua, La cripta Ferrillo nella Cattedrale di Acerenza,
http://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?sec=100133&otype=1023&id=3014041
- La città cattedrale: fra storia e leggenda, la magica cripta del Duomo di Acerenza
Pubblicato da: Redazione in #SudItalia365, Basilicata, Luoghi e Storie, Luoghi e Storie del
Sud, Rubriche 18 marzo 2015, http://www.famedisud.it/la-citta-cattedrale-fra-storia-e-leggenda-la-
magica-cripta-del-duomo-di-acerenza/
3.N. Partipilo, L’Imago Pietatis della Cripta della Cattedrale di Acerenza, Telemaco Ediz., pubblicato il 29
marzo 2018. https://www.telemacoedizioni.it/
- G. Caneva, il codice botanico di Augusto, Roma- Ara Pacis, Cangemi Editore, Roma, 2010
- G. Caneva, il codice botanico di Augusto, Roma – Ara Pacis, Cangemi Editore, Roma, 2010
- Foto di Andrea839, 22 novembre 2009, https://it.wikipedia.org/wiki/File:Lupercale_a_colori.JPG)
- Il mosaico di San Clemente, a cura di Primo Casalini,
http://arengario.net/momenti/momenti41.html
- http://www.duepassinelmistero.com/Montiglio2.htm
- N. Partipilo, Il Codice Simbolico della Veste della Sacra Immagine di Maria SS. Addolorata di Carbonara
di Bari, Edizioni Vivere in, Monopoli, 2015
- Franco Zarantonello, Spunti di riflessione sulla Madonna col Bambino.,
http://www.lerino.com/pagine%20varie/madonna-bambino/il%20simbolismo%20sagra%2020071.pdf
- https://it.wikipedia.org/wiki/Globo_crucigero
- https://it.wikipedia.org/wiki/Redentore_benedicente_(Carlo_Crivelli)
- Emanuela Catalano, Il Salvator Mundi di San Domenico Maggiore
http://www.quicampania.it/tesori/salvator-mundi-san-domenico-maggiore.html
- A. Schiavone, Suggestioni neoteniche in un borgo medievale,II edizione, Telemaco Edizioni, Acerenza,
2017.
18.Testi mariani del primo Millennio: 1. Padri e altri autori greci, a c. di Georges Gharib, Ermanno M.
Toniolo, Luigi Gambero, Gerardo Di Nola, Roma 1988, p. 834). Da Fausto Ferrari, Con la nascita di
Cristo spunta la primavera (Pseudo-Crisostomo)
http://dimensionesperanza.it/cultura-e-spiritualita/item/6899-con-la-nascita-di-cristo-spunta-la-
primavera-pseudo-crisostomo.html
- http://www.italianways.com/beato-angelico-i-fiori-e-le-stimmate-di-gesu-del-noli-me-tangere/
- BEATO ANGELICO: I FIORI E LE STIMMATE DI GESÙ DEL “NOLI ME TANGERE”,
Beato Angelico: i fiori e le stimmate di Gesù del “Noli me tangere”
- https://sulparnaso.wordpress.com/2015/04/04/lettura-opera-la-resurrezione-di-cristo-di-piero-della-
francesca/
- https://pixabay.com/it/fiore-clematide-blu-flora-giovane-1722392/
- A.Cattabiani, Florario, Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Milano 2013
- http://www.beliceweb.it/ricerca/index.php?art=prodotti_naturali/girasole.htm
26.Teodosio Di Capua, La cripta Ferrillo nella Cattedrale di Acerenza,
http://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?sec=100133&otype=1023&id=3014041
girasoli-3.jpg
- http://gerardoms.blogspot.it/search/label/Festa%20di%20Cristo%20Re