Nel lontano ‘500 Il Duca di Acerenza Ferrillo aveva qui costituita l’accademia degli oziosi. Erano degli intellettuali che si riunivano per discutere insieme di filosofia letteratura ed arte. Egli sosteneva che ogni secchio può contenere in ragione del proprio volume, ma nella dimensione dialogica avviene il miracolo perché collegati fra loro ciascuno dei secchi beneficia del contenuto di tutti. L’unico modo dunque per incentivare le conoscenze di una comunità é quello di creare opportunità di condivisione. Questo é lo scopo che si prefigge il Progetto TeU perciò mi permetto di parlarvi con l’umiltà di chi ha intuito che questa funzione é fondante nei confronti di tutte le elaborazioni di quella intelligenza condivisa che noi chiamiamo cultura.
Se vuoi comprendere l’uomo studia con attenzione i suoi piedi. I piedi costituiscono le basi, il fondamento di ogni antropologia. Vi assicuro che questa banalità non l’ho pensata da me, l’ha pensata e dipinta nientedimeno che René Magritte uno dei padri del surrealismo onirico. Si perché l’arte e prima di tutto cultura.
Del resto anche la tradizione popolare aveva chiaro questo concetto:
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Vai dove ti porta il cuore suggerisce Susanna Tamaro.
I piedi e il cuore, rispettivamente strumenti e luogo della relazione, esprimono il senso dell’andare. Due o più persone che camminano insieme tracciano un sentiero, al sentiero sottende l’idea dell’andare ma anche quella del ritornare sui propri passi. Questo ci dice la Sacra Scrittura ma anche l’arte sacra.
La parabola del Figluol Prodigo ci dice che l’uomo, al quale Dio si é rivelato come padre, chiede la sua parte di eredità e se ne va ai Caraibi per dilapidare il proprio patrimonio, ma egli sperimenta come il divertimento non lo renderà felice anzi lo costringe a rubare ai maiali le ghiande per sedare la propria fame di vita e di futuro così il figliuol prodigo ripercorre a ritroso la strada che aveva fatto e ritorna dal padre.
Il deambulatorio della nostra cattedrale é segno e memoria di un’andare e di un ritornare[1].
Acerenza ha senza dubbio un suo spazio preciso nella storia dell’arte, anche se alcuni capitoli di questa storia sono ancora da scrivere, ma ha soprattutto la capacità di fare affascinanti incursioni nella modernità. L’architettura della Cattedrale per esempio con la sua sequenza di cilindri che si intersecano e si armonizzano con dei parallelepipedi interpreta con sorprendente precisione il pensiero del purista Architetto Le Corbusier del ventunesimo secolo che nel suo Après le cubisme (1918) parlerà del fenomeno cubista in architettura come:
Un ‘eredità che oppone alla tensione espressionista un‘arte capace di parlare alla mente, di risvegliare la certezza illuministica che nella natura, dietro il caos, vige un‘armonia fondamentale.
Ma all’architetto Le Corbusier sfuggiva che é appunto questa armonia la componente essenziale dell’arte, della spiritualità, della interiorità di cui l’espressionismo è epifania e manifestazione. Del resto entrare nella Cattedrale di Acerenza è un’immergersi nella purezza, nell’armonia e nella pace che Le Corbusier considera la componente essenziale dell’arte. Le Corbusier ama appunto definirsi un purista.
Ecco amici io mi fermerei qui anche perché l’arte é sintesi. L’artista non si prefigge di convincere, di fare consenso. L’artista affascina con la bellezza, ti prende con la totalità dell’emozione e l’emozione é la più alta forma di comprensione e di intelligenza. In queste poche righe si compendia il progetto TeU del Museo Diocesano di Acerenza. Grazie.
[1] Gioacchino da Fiore teologo medioevale, e precursore della fecondità della comunicazione per immagini, ci dice che Dio si accompagna con l’uomo sui tortuosi sentieri della storia. I discepoli di Gesù dopo la tragica fine del loro maestro sono scoraggiati e frustrati. Due di essi abbandonano il Cenacolo e se ne vanno, non hanno chiara una meta ma se ne vanno, e dopo una faticosa giornata di cammino incontrano un viandante che si accompagna con loro e spiega come la morte di Gesù é coerente con il provvidenziale disegno di Dio che sacrifica sulla Croce il suo unico Figlio per la salvezza dell’uomo. Essi avvertono il fascino di questo discorso e del loro compagno di Viaggio e quando finalmente lo riconoscono allo spezzare del Pane ritornano sui propri passi e urlano la loro gioia: “Gesù e risorto e noi lo abbiamo visto, ha spezzato il pane per noi”. Stava nascendo la Chiesa.