Robert Pogue Harrison scrive recentemente “L’era della giovinezza – Una storia culturale del nostro tempo”. Secondo Harrison la genialità di Heinstein é dovuta essenzialmente alla sua capacità di invenzione ove combina in maniera innovativa i materiali della sua esperienza proprio come fa un bambino mentre gioca con i sassi che raccoglie per strada. La genialità di Platone starebbe nella sua capacità di rielaborare gli antichi miti raccolti dalla memoria più remota e ancestrale. Insomma mentre la scienza sperimentale fa passi da gigante nello svelare i misteri della vita e dell’universo l’antropologia contemporanea sembra scommettere sulla genialità di un bambino che vede il mondo con un orizzonte molto lungo essendo egli salito sulle spalle dei suoi antenati.
Harrison dice che l’occidente stà vivendo l’era della sua giovinezza. Noi in Italia abbiamo in questi giorni celebrato con l’enfasi di un rito orgiastico le elezioni politiche ed anche noi come in Francia, Germania e Stati Uniti abbiamo con decisione inusuale praticato una spericolata inversione a U abbandonando le vecchie categorie ideologiche per una irrefrenabile voglia di nuovo. Siamo davvero dei bambini che giocano a farsi male? O piuttosto facciamo fatica dopo una notte insonne non riusciamo ad intravedere il sole di un nuovo giorno che già fa capolino nella nebbia del nuovo giorno?
Per la verità i più anziani fra noi, a suo tempo, avevano optato per l’innovazione, pensavano infatti di mettere alle spalle la prima repubblica per rifondarne una nuova e presumevano di sapere anche come fare. Bisognava debellare la corruzione, ma non hanno saputo rinunciare alle scorciatoie così il sistema dei rapporti civili é risultato inquinato con una corruzione ancora più capillare e sotterranea tanto da rendere la seconda repubblica più falsa e più corrotta della prima. Ora già si pensa alla terza.
Intanto la terza repubblica sarà sempre meno pubblica, perché abbiamo privatizzato i servizi in nome di una maggiore efficienza, abbiamo privatizzate le banche, le ferrovie, le poste, stiamo privatizzando anche le scuole convinti che una sana competizione con le private le avrebbe reso tutte più efficienti. Abbiamo poi scoperto che le scuole private, finanziate con denaro pubblico, non sono inclusive e nel frattempo quelle pubbliche ci cadono addosso, i treni deragliano e le banche per risanarsi usano i risparmi dei cittadini.
Recentemente abbiamo pensato anche di rifondare la politica, rottamando gli anziani e premiando i giovani e, per avere i migliori amministratori dell’occidente, li abbiamo pagati meglio dei tedeschi, meglio degli americani. Ma nel frattempo i nostri parlamentari si sono chiesti perché mai in un paese di cassintegrati, di disoccupati dovrebbero lavorare solo loro così abbiamo scoperto che gli scranni del parlamento sono sempre vuoti. Intanto le legislature passano e non si riesce a fare una legge elettorale che riconosca dignità al voto e dia senso all’espressione della volontà popolare.
Insomma siamo in caduta libera e forse cominciamo a comprendere che non c’é mai fondo al peggio.
Ora, dopo le elezioni, scopriamo di dover vivere in un paese che sembra irrimediabilmente diviso in due. Al nord un paese ricco, pronto ad armarsi per difendere il proprio benessere. Al sud un paese di diseredati che si affida a chi promette loro un reddito di cittadinanza, reddito che in un territorio senza stato non potrà mai essere elargito da nessuno.
Eppure noi italiani non ci riconosciamo come un popolo di irresponsabili.
Romano Guardini, filosofo cattolico del ‘900, dopo il disastro delle guerre mondiali proponeva di restaurare nelle coscienze una corretta visione del mondo di tipo pluralista, dialogica e solidale che consentisse un qualificato impegno per l’organizzazione di uno stato autorevole e nello stesso tempo proponeva di organizzare un diffuso ed efficiente sistema di partecipazione popolare a garanzia del lavoro, della famiglia, di una equa distribuzione della ricchezza.
Papa Francesco propone un annuncio di speranza e di pace che investa sulla dignità, sul rispetto e sulla valorizzazione dell’uomo, di tutti e di ciascuno a partire dai più deboli. I poveri non devono essere tenuti nell’indigenza perché possano guadagnarsi il regno dei cieli, non sono un fardello di cui liberarsi ma una risorsa preziosa da impegnare per la costruzione di un mondo migliore.
A partire da questa visione del mondo, vecchia di duemila anni noi cristiani siamo chiamati dare un nostro costruttivo contributo per nobilitare la politica come voleva Paolo VI giacché nessuno può presumere di essere un buon cristiano se non si impegna, qui ed adesso, ad essere un buon cittadino.
Personalmente penso che ogni democrazia é autentica se riconosce dignità e valore al voto popolare.
Per autenticare la nostra democrazia é necessario che gli eletti, in qualunque schieramento politico siano stati eletti, sentano l’ineludibile dovere di dare un governo a questo paese.
Ma sin dalle prime dichiarazioni post-elettorali gli impresentabili della seconda repubblica si dichiarano indisponibili, preferiscono tentare di sporcare anche la faccia dei nuovi perché tutti i parlamentari italiani siano liberi da ogni impegno morale, e egualmente sporchi e politicamente inaffidabili. Negli anni venti c’era una situazione per alcuni versi simile con l’attenuante che uscivamo da una terribile guerra. L’irresponsabilità delle scelte politiche di quegli anni ci portò verso la dittatura e ci espose poi ad una guerra ancora peggiore. La storia non fa sconti mai e a nessuno. Attenzione!